
Adoro il teatro, l’atmosfera magica che vi si respira. Adoro il teatro, ma quello vero. Non i cinema-teatro freddi e anonimi. Mi piacciono gli stucchi, i lampadari maestosi, i palchi decorati, le poltroncine in velluto, le signore eleganti e le maschere che ti accompagnano al posto. E se c’è un’occasione per la quale indosso i tacchi, ebbene, è il teatro.
Sabato sera sono stata a teatro. Sabato sera mi sono emozionata moltissimo, ho riso, pianto, cantato, battuto le mani e imparato che gli italiani non sanno battere le mani ‘in levare’ (io per prima), ma sono un po’ meglio dei tedeschi che proprio non vanno a tempo.
Sabato sera ero seduta in quinta fila, anzi, fila E posto 6, che è praticamente sul palco. Potevo vedere il sudore dei cantanti, le increspature della loro fronte, la loro fatica ma anche la loro gioia. Ed è stato magnifico.
Due ore volate via, con la mente leggera e totalmente rapita da quelle note.
Cosa ci facevo a teatro? Sono tornata a sentire (e vedere) il Sunshine Gospel Choir per il secondo anno consecutivo.
Un anno fa ero un po’ intimorita e avevo un posto più defilato. Ma sabato sera conoscevo le loro canzoni e ho cantato per due ore consecutive, battendo le mani, sorridendo e muovendomi (quasi) a ritmo.
E il momento più emozionante, a parte quando tutto il pubblico si è alzato per applaudire per interi minuti, è stato alla fine, quando il teatro era già vuoto, e due ragazze del coro sono venute a cercarmi per ringraziarmi (loro a ringraziare me!) per la partecipazione attiva, perché guardando me in mezzo al pubblico hanno trovato un sorriso e un volto amico. E io stentavo a credere che davvero fossero tornate in sala per cercarmi, ma ho capito di cosa stavano parlando, perché è quello che faccio anche io durante le (rarissime) presentazioni dei miei libri. Colta dall’emozione, cerco disperatamente tra il pubblico un paio di occhi amici e non li mollo più.
Ma non è finita qui, perché si è presentato anche il direttore del coro in persona, in jeans e maglietta, quasi afono (era la ventiduesima serata di fila e ne mancavano ancora una decina alla fine della tournée). Senza farmi cogliere dall’ansia, gli ho proposto di scrivere un articolo su di loro, sulla bellissima energia che trasmettono. E l’ho fatto con una naturalezza che mi ha spiazzata, la stessa con la quale lui mi ha detto di inviargli una mail a cui avrebbe risposto mandandomi anche delle foto.
Sono uscita da teatro quasi volando… felice come una bambina che vede il mare o i monti per la prima volta e resta senza fiato. Sono uscita pienamente soddisfatta della serata e di me stessa, perché per due ore sono stata la Chiara brillante, allegra, serena e spensierata che ogni tanto fa capolino e prende il sopravvento sulla Chiara ansiosa e preoccupata della vita.
E mentre scrivo queste righe sorrido felice e grata per quelle due ore, perché ogni volta che ci ripenso si amplificano e mi regalano altri momenti di gioia.
Il gospel, alla fine, non è esattamente questo? Energia pura, contagiosa, che passa attraverso la voce, i movimenti ritmati, i sorrisi della band, per arrivare dritta al pubblico, quasi ci fosse un filo sottile di luce che unisce tutti indistintamente.